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Library: Trauma e Dissociazione

L’Esperienza Traumatica
di Antonio Sammartino    19/04/2018

Ciò che è rimasto capito male ritorna sempre, come un’anima in pena non ha pace finché non ottiene soluzione e liberazione (Freud).

Secondo Allen, il nucleo centrale dell’esperienza traumatica è costituito da “Paura+Solitudine”. In questo binomio il senso della Solitudine è l’aspetto più terrorizzante, perché la persona è Sola con i suoi Ricordi, con la sua Paura, perché la solitudine accentua il Senso di Colpa. Tuttavia la paura non è solo terrore, panico, ma anche rabbia, disperazione, vergogna e senso di colpa. Inoltre, la solitudine inevitabilmente si traduce anche in assenza di sintonizzazione emotiva con le figure di attaccamento.

Un adulto, non potrà mai comprendere l’esperienza traumatica della sua infanzia fino a quando non riconoscerà l’importanza del senso della solitudine e dell’abbandono vissuto, specialmente se le sue figure di attaccamento erano emotivamente inaccessibili e non vi era nessun’altra fonte stabile di supporto emotivo. Quando un bambino non comprende le motivazioni di ciò che gli accade, inevitabilmente crede di essere il solo responsabile degli eventi o dell’abuso che subisce. 
Spesso l’origine e le conseguenze del trauma sono nella nostra consapevolezza, perché percepiamo il pericolo come incombente nel presente (ma è un qualcosa che è accaduto nel passato), perché invade diversi aspetti del momento presente, alterando la percezione della realtà e il senso delle relazioni attuali. 
Noi non possiamo cancellare i ricordi, ma possiamo renderli inoffensivi, trasformandoli in nostri complici, perché l’individuo è il miglior psicoterapeuta di sé stesso, se acquisisce la consapevolezza di poter cambiare da SOLO il suo destino (con qualche piccolo aiuto). 
Un evento traumatico che si verifica una sola volta può essere facilmente ricordato, mentre se è ricorrente può verificarsi un meccanismo psicologico di dissociazione che impedisce all’evento di essere ricordato. 
Un trauma psicologico è una ferita inflitta alla psiche di un individuo a seguito di un singolo evento o di una esperienza ripetuta e prolungata nel tempo, le cui emozioni, cognizioni e credenze, connesse con l’evento traumatico, sono superiori alla possibilità dell’individuo di poterle integrare nel suo sistema psichico, per cui rimane dissociato dal resto della sua esperienza psichica, causando così la sintomatologia psicopatologica.
L’evento traumatico implica l’esperienza di un senso di impotenza e vulnerabilità di fronte ad una minaccia fisica o al senso di sicurezza, che nasce dall’impossibilità di dare senso e significato psicologico, all’evento fonte del trauma. 
Nel tentativo di evitare di rivivere mentalmente o fisicamente il trauma, l’individuo potrebbe rimuove il suo ricordo, al fine di evitare i sentimenti e le emozioni associate all’esperienza che è fonte del disagio. 
La paura e l’angoscia che una persona vive non deriva dall’evento in sé, ma dall’emozione negativa esperita durante l’evento traumatico, che porta successivamente a non voler più fare quella cosa o non andare più in quel luogo. 
I ricordi traumatici possono essere cancellati agendo, mediante gli impulsi di luce di un laser, sui neuroni che consentono l’accesso alle memorie emotive degli eventi traumatici del passato. In questo modo un ricordo traumatico può essere trasformato in un ricordo piacevole. Lo rivela una ricerca pubblicata sulla rivista “Nature”, in cui è stato usato sui topi una nuova tecnica laser, nota come OPTOGENESI, per agire sulle emozioni. Ciò è stato possibile in quanto i ricercatori del MIT hanno individuato sia i circuiti neuronali che attribuiscono le emozioni ai ricordi, sia come era possibile agire su questi collegamenti per cancellare un ricordo spiacevole mediante l’optogenesi. Con questa ricerca è stato dimostrato che è possibile indirizzare con tecniche non invasive la stimolazione delle cellule neuronali. Infatti stimolando i neuroni associati con l’emozione opposta è stato possibile invertire la sensazione associata alla memoria.
L’Ippocampo è l’area in cui i ricordi resuscitano, mentre le emozioni collegate alla memoria sono nell’Amigdala. Questa nuova tecnica è stata applicata in quest’ultima area del cervello. Una funzione analoga la svolgono alcune psicoterapie in quanto aiutano le persone a modificare le emozioni agendo sui loro pensieri oppure cercano di modificare la rievocazione di un ricordo traumatico, al fine di attenuare l’emozione negativa che ne deriva. 
Le esperienze traumatiche potrebbero bloccare alcuni meccanismi della memoria esplicita ed inibire le funzioni dell’Ippocampo. A seguito di ciò la persona, nel tentativo di sfuggire, almeno in parte dalla situazione traumatica, potrebbe spostare la sua attenzione su aspetti non-traumatici dell’ambiente o su un qualcosa prodotto dalla sua immaginazione. In questi casi, alcuni elementi dell’esperienza potrebbero memorizzarsi solo a livello implicito; inoltre la secrezione di grande quantità di glucocorticoidi (cortisolo) indotta dallo stress intenso potrebbe inibire alcune attività dell’Ippocampo. Ciò potrebbe tradursi in una dissociazione tra memoria implicita ed esplicita, con conseguente compromissione della memoria autobiografica nei confronti dell’evento o di alcune sue componenti. Il ricordo implicito dell’evento invece resta integro e potrebbe comprendere elementi comportamentali, come impulsi alla fuga, reazioni emozionali, sensazioni corporee e immagini correlate al trauma. Un trauma che compromette le attività della memoria esplicita, ha effetti negativi anche sulla capacità dell’individuo di consolidare il ricordo dell’esperienza. 
In altri termini, le esperienze traumatiche non elaborate potrebbero essere legate ad un mancato funzionamento di questi meccanismi, per cui i ricordi associati all’evento potrebbero non entrare a far parte della memoria a lungo termine. Nello stesso tempo l’individuo che ha subito il trauma, potrebbe continuare a evocare immagini implicite che si riferiscono agli orrori dell’esperienza traumatica. 
Ciò accade in quanto durante l’esperienza traumatica il centro del linguaggio e la Corteccia Prefrontale Mediale, che controllano l’esperienza nel momento presente si spengono, mentre le reti neuronali proposte al ricordare si bloccano, tuttavia nulla si perde. Inoltre i processi mentali si disorganizzano e le parole, gli impulsi e le immagini si presentano frammentate e si esprimono mediante il linguaggio della sofferenza. La persona quindi è incapace di pensare, di spiegare cosa accade e di riconoscere determinati ricordi come parte dell’evento traumatico originale. In un certo senso è come se la persona fosse stata trasportata nel tempo del trauma originario, per cui potrebbe inconsapevolmente reagire ad eventi, situazioni o persone, in una modalità che si richiama ad alcuni aspetti del trauma originario. La dissociazione, in questo caso è un meccanismo di difesa dell’emisfero destro che consente alla persona di difendersi dalle esperienze emotive sconvolgenti. 
Generalmente si vive nel momento presente e si è consapevoli di ciò che è parte del passato, mentre nel caso dell’attivazione delle memorie traumatiche la persona non riesce a recuperare il passato come Storia, per cui la mente colloca l’esperienza remota nel presente. Gli Eventi del presente, anche se insignificanti, che trovano corrispondenza nelle memorie traumatiche le riattualizzano. Questo meccanismo della mente inganna la persona e gli fa percepire come pericolo ciò che in effetti è inoffensivo. 
Ciò accade in quanto i dati percettivi, prima di giungere alla Corteccia Cerebrale per l’elaborazione cosciente, vengono analizzati, in una prima fase, dal Talamo e successivamente dall’Amigdala la cui principale funzione è di assegnare un significato emotivo dell’esperienza sensoriale. 
Mentre il Talamo mira a suscitare una risposta, la Corteccia IMPEDISCE la risposta sbagliata, piuttosto che PRODURRE quella giusta. Se per motivi genetici o acquisiti, i percorsi talamici sono dominanti, nella persona possono formarsi ricordi emotivi sulla base di eventi-stimoli che non coincidono con la percezione cosciente del mondo circostante mediata dalla corteccia. In questi casi la persona non sarà in grado di comprendere le proprie emozioni e quindi ciò che accade. 
La principale funzione della Corteccia è di guidare i pensieri e le azioni in accordo agli obiettivi della persona. Viene coinvolta nell'espressione della personalità, nella pianificazione dei comportamenti cognitivi complessi, nella scelta delle decisioni e nella moderazione della condotta sociale, mentre l’Amigdala viene coinvolta nelle valutazioni e interpretazioni del significato emotivo dell’esperienza sensoriale. Riceve i segnali di basso livello da diverse aree del Talamo (uno per ogni senso) e informazioni più precise dalla Corteccia Sensoriale. 
L’Amigdala invece è in grado di memorizzare semplici ed elementari ricordi di sensazioni che l’individuo ha appreso a temere ed è responsabile delle diverse forme del comportamento emotivo. È formata da neuroni che utilizzano in prevalenza la Noradrenalina (neurotrasmettitore).

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