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Dissociazione e Parti Dissociate

Il linguaggio delle PARTI costituisce un’efficace strategia per consentire alle persone di esternalizzare i loro problemi, al fine di poter cambiare il modo in cui si relazionano con se stessi. Le PARTI rappresentano memorie implicite, sono utili per esternalizzare i comportamenti. In altri termini, piuttosto che costruire narrazioni, consentono di realizzare un dialogo interiore, al fine di consentire alla persona di entrare in contatto con le proprie emozioni e sentimenti, rivelandone i conflitti.

Le PARTI dissociate della personalità sono MANIFESTAZIONI di MODI. Si basano su funzioni specifiche, in cui una singola personalità si organizza a seguito di eventi traumatici che hanno avuto una particolare rilevanza per la persona o importanti alterazioni delle emozioni (Spesso alla base vi è un Attaccamento Disorganizzato).
In questi casi la personalità potrebbe strutturarsi su due o più PARTI, in cui la PARTE principale della personalità, che è di dimensione maggiore, assolve alle funzioni del vivere quotidiano ed evita sia le esperienze che possono evocare i ricordi traumatici, sia di conoscere o avere rapporti con le altre PARTI, anche se ne subisce l’influenza. Le PARTI non sono altre persone o personalità complete ma differenti ASPETTI DEL SE’, cioè modi in cui una singola personalità è organizzata, anche se spesso non sembra. Le altre PARTI invece, sono bloccate nel TEMPO DEL TRAUMA e focalizzate sulla difesa della personalità dalle minacce, percepiscono e agiscono come se l’evento traumatico fosse ancora in corso o in procinto di accadere nuovamente. Generalmente sono bloccate nella ripetizione di comportamenti protettivi, anche se inadeguati nel momento presente. In altri termini, continuano a vivere il passato traumatico come se fosse il presente e a mantenere emozioni, sensazioni, percezioni, ecc., che sono collegate alle esperienze traumatiche. La maggioranza delle PARTI che funzionano nel quotidiano sono fobiche, rispetto a quelle che sono bloccate nel tempo del trauma e sono rappresentazioni di conflitti o esperienze difficili da integrare.
Il principale problema delle PARTI è che spesso non sono in accordo su ciò che è importante per la persona. Infatti, non a caso, l’obiettivo prioritario della terapia in questi casi è di insegnare alla persona dissociata a ESSERE NEL PRESENTE, ad accordare le PARTI tra loro e imparare sia a conoscerle e accettarle senza giudicare, sia a comprendere il significato della loro funzione all’interno della persona.
In generale le persone con i loro sintomi cercano di evitare di percepire determinate emozioni e sensazioni che sono fonti di sofferenza. Un importante obiettivo terapeutico è cercare di incrementare la capacità di prendersi “cura di sé” e di ridurre la fobia verso le PARTI più emotive e dissociate, al fine di rendere il SE’ DELLA VITA NORMALE in grado di accettare e aiutare le PARTI più SOFFERENTI.
Per comprendere come le PARTI SOFFERENTI riescano a emergere, occorre evidenziare che la persona traumatizzata, in modo inconsapevole, tenta di entrare in contatto con le sue difese, anche solo temporaneamente, al fine di attenuare la sofferenza. Ciò crea le premesse affinché una delle PARTI, in un qualsiasi istante, possa assumere il controllo sovrapponendosi alla PARTE DELLA VITA NORMALE. Ciò si verifica quando l’effetto di un trigger supera la finestra di tolleranza, per cui la persona viene catturata da una delle sue PARTI SOFFERENTI, bloccata nel suo infinito ciclo di ripetizione e rievocazione dell’evento traumatico.
La principale emozione che alimenta la dissociazione è la VERGOGNA. Alcune PARTI della personalità sono evitate e disprezzate perché custodiscono esperienze, sentimenti e comportamenti che altre PARTI della personalità hanno etichettato come disgustose. La vergogna e l’odio verso se stessi sono potenziati dai significati che le vittime attribuiscono alle esperienze di paura e umiliazione, che nei casi estremi possono determinare un pervasivo senso d’inadeguatezza a vivere il presente, determinando così una barriera alla remissione completa dei sintomi.
Infatti, la vergogna quando viene sperimentata, spesso è stata rinforzata da un atteggiamento critico e beffardo del Caregiver abusante o maltrattante, che con i suoi comportamenti ha rinforzato l’emozione d’inadeguatezza ed ha alimentato il comportamento di sottomissione. Nel tempo questa emozione si è trasformata in un’arma che l’aggressore usa per confermare il suo potere nel tempo. La vergogna può essere attivata direttamente da un ricordo traumatico (memoria implicita di paura del rifiuto o umiliazione) oppure come reazione a uno schema cognitivo suscitato da fallimenti che confermano le credenze disfunzionali su di sé.
Le principali PARTI sono: Parti Ferite, Parti Sofferenti, Parti Difensive, Parti che Aiutano, Parti che Lottano, ecc.
LE PARTI FERITE. Un bambino che ha subito un trauma, per sopravvivere e scollegarsi dalle sue emozioni e sofferenza, ha dovuto imparare a sopprimere e negare i suoi sentimenti. Tuttavia, anche se dimenticato, quel bambino con le sue paure, insicurezze e il disperato bisogno di essere amato, continua a esistere dentro la persona traumatizzata. Per questo motivo generalmente sono anche denominate PARTE BAMBINO.
Le PARTI FERITE oltre a contenere i ricordi traumatici, le emozioni e le sensazioni dolorose di angoscia, hanno anche ricordi positivi ed esprimono in generale sentimenti di solitudine, desiderio, dipendenza, bisogno di consolazione e sicurezza, ma anche sfiducia e timore del rifiuto e dell’abbandono. E’ normale che nelle persone abusate o trascurate vi siano anche altre PARTI del sé, che trovano questi normali bisogni pericolosi, perché spesso nel loro passato hanno vissuto esperienze negative, quando esprimevano questi desideri e bisogni. Per questi motivi alcune PARTI del sé, rifiutano le PARTI BISOGNOSE, perché preferiscono non avere bisogni e quindi contare solo su se stessi. Da questa situazione nasce un conflitto interno fra le parti bisognose e quelle che provano repulsione per tali bisogni.
PARTI DIFENSIVE. Qualsiasi risorsa umana e quindi anche la Dissociazione, può essere usata per scopi difensivi. Generalmente le PARTI DIFENSIVE, contro una presunta o reale minaccia, possono usare due diverse strategie difensive: LOTTARE oppure IMITARE le persone che hanno procurato le ferite traumatiche. Quest'ultima identifica PARTI della personalità colme di RABBIA, che vengono vissute dalle altre PARTI come terrorizzanti, perché umiliano, minacciano o puniscono le altre parti oppure ridirigono la loro rabbia verso altre persone. In origine, queste PARTI si sono sviluppate per proteggere la persona traumatizzata dalle esperienze di rabbia, angoscia, impotenza, colpa e vergogna.
Le PARTI CHE LOTTANO, invece ritengono di non essere state ferite, ma sono bloccate in una lotta difensiva contro una minaccia. Il loro fine è di proteggere la persona, per cui sono in grado di attivare reazioni molto aggressive nei confronti delle minacce percepite.

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