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Partner e Sessualità

La sessualità umana coinvolge diverse zone neuronali che elaborano le emozioni, cui seguono manifestazioni somatiche che si evidenziano soprattutto a livello genitali.

La sessualità è un’emozione, mentre la sua espressione è l’aspetto somatico dell’attività emotiva del cervello, che comanda gli organi sessuali, al fine di realizzare il coito. L’eccitazione improvvisa e spesso apparentemente immotivata è dovuta all’attivazione di memorie implicite (o inconsce) sollecitate da eventi subliminali, il cui potenziale è di generare un’attrazione che a livello cosciente si manifesta sotto forma di desiderio o di eccitazione con gli associati effetti somatici. Il desiderio sessuale trae origine dalle situazioni di attaccamento sperimentate durante i primi anni di vita (con ciò non s’intende la sessualità infantile ipotizzata da Freud). Se le memorie implicite riattivate esprimono una realtà affettiva che è stata percepita come protettiva e amorevole, la fase post-coito produce uno stato che rassicura e la tranquillità affettiva che ne deriva, si traduce in benevola soddisfazione del bisogno.
La sessualità e le associate manifestazioni somatiche non sono eventi biologici degli organi genitali che rispondono a determinati stimoli. Non è un istinto come nel caso degli animali. Generalmente l’individuo costruisce le sue relazioni in base al sesso, ed è accolto nella società in base alla sua appartenenza biologica in una dei due sessi. Durante la crescita costruisce la sua identità sessuale sulla base dei rapporti con l’ambiente culturale in cui è inserito. E’ condizionato da fattori genetici ed educativi, tuttavia i comportamenti e l’identità sessuale sono condizionata dalla sua identità di genere, che determina il modo in cui esprime la sua sessualità, che influenza il suo modo di essere.
Le differenze fisiche tra maschi e femmine, sono biologicamente determinate, mentre la mascolinità e la femminilità, anche se costruite a livello biologico, sono fortemente influenzate dall’ambiente sociale. Con il termine sesso, invece ci si riferisce a caratteristiche biologiche che riguardano i cromosomi, le gonadi, gli ormoni, mentre con il termine genere ci si riferisce alle caratteristiche come la femminilità, la mascolinità, che riflettono i processi di socializzazione e di sviluppo psicologico.
All’inizio tutti i bambini s’identificano con la madre, mentre i maschi durante lo sviluppo si differenziano da essa, perché spinti da influenze biologiche a formare una identità maschile, caratterizzata da una maggiore autonomia e individualità. Le femmine, nella formazione del proprio Sé, restano più strettamente connesse a quelle della madre, per cui ne assumono maggiormente le inclinazioni. Questi primi orientamenti di genere sono in parte rafforzati socialmente e consolidati dalla capacità dei genitori a saper sollecitare un’autonomia emotiva, nello sviluppo della dimensione psichica dei loro figli.
Ciò significa che dall’analisi del temperamento e del carattere della madre, dal modello familiare che esprime, è possibile acquisire utili elementi per predire come la figlia svilupperà il suo percorso futuro e quindi individuare quegli elementi che possono fornire un’indicazione sul ruolo che assumerà e sulla sua capacità a esprimere il sentimento di amore.
La passione e l’innamoramento possono durare una vita solo se l’individuo è in grado, di trasformali in affetto e condivisione emotiva e di esprimere una intimità priva di giudizi e pregiudizi. Deve essere in grado di moderare le inevitabili frustrazioni che crea il vivere comune. Quando si è innamorati, la razionalità si spegne e impedisce all’innamorato di individuare gli aspetti della personalità che nel tempo inevitabilmente travolgeranno, il vivere quotidiano della coppia.
Nell’individuo, specialmente nel periodo adolescenziale spesso prevale la ricerca di sensazioni forti, perché quelle strettamente connesse con le esperienze quotidiane, appaiono noiose e non in grado di suscitare sufficienti livelli di gratificazione, attenzione e interessi. Prevale la noia e un senso di vuoto, perché l’individuo non è più in grado di provare interesse e piacere nelle sue quotidiane attività. Questo disagio psichico, può spingerlo verso la ricerca di nuovi e più intensi stimoli, spesso trasgressivi, ma comunque a forte impatto emozionale.
Questa tendenza alla ricerca di sensazioni forti, sembra essere legata all’attività di enzimi neuro-regolatori del sistema limbico (Monoammine) e alcuni neurotrasmettitori (quali ad esempio la Dopamina e la Norepinefrina), che sono sollecitati da un bisogno strettamente correlato alla personalità dell’individuo che è connessa a particolari esperienze comportamentali.
Infatti, alcune dimensioni che si riferiscono al temperamento, quali ad esempio la ricerca della novità, l’evitamento del pericolo perché fonte di ansia e paura, dipendenza dal premio e persistenza, rispecchiano principalmente influenze genetiche, la cui regolazione coinvolge i seguenti sistemi neuronali:
Attivazione comportamentale, sollecitato dalla Dopamina;
Inibizione comportamentale, sollecitato dalla Serotonina;
Mantenimento comportamentale, sollecitato dalla Noradrenalina.
Le dimensioni che si riferiscono al carattere sono:
Autodirezione, è capacità di guidare se stesso;
Cooperatività, è capacità a essere di supporto per gli altri;
Autotrascendenza, è capacità di liberare se stessi, dai limiti della propria personalità.
Tutte sono strettamente legate al concetto del Sé, che risente del livello di accudimento ricevuto dai propri genitori, durante il periodo critico di sviluppo della personalità (specialmente da 0 a 6 anni) e successivamente dalle esperienze sociali dall’individuo.
Questi fondamentali elementi determinano la qualità d’amore che un individuo sarà in grado di esprimere, che è indipendente, anche se condizionata, dal partner scelto.
E’ possibile amare qualcuno, anche se non si va d’accordo?
Io credo di sì, perché le relazioni libere da conflitti esistono solo nelle fiabe. Ciò che è importante non è cercare di andare d’accordo, ma apprendere a gestire le situazioni conflittuali, in modo da evitare che il rapporto si smarrisca, specialmente quando ci si lascia dominare dall’intensità malevola delle emozioni negative. Spesso, la cattiva gestione dei conflitti, nasce dall’incapacità a saper sviluppare, in modo semplice, un dialogo. Occorre quindi, innanzitutto apprendere a parlare, ma soprattutto a saper ascoltare, specialmente quando i conflitti tendono a esplodere, ciò significa che occorre rinunciare a convincere l’altra persona a cambiare i comportamenti, il suo parere e modo di pensare. Se non si riesce a realizzare quest’atteggiamento, significa che non si è in grado di essere d’accordo in modo costruttivo, che si ha scarsa capacità comunicativa e quindi difficoltà a costruire un rapporto sentimentale, basato sulla condivisione e sull’armonia.
Quante volte accade di pensare: ci amiamo molto, ma entrambi cerchiamo cose molte diverse nella nostra relazione e si combatte quotidianamente su tutto, quindi difficilmente riusciremo ad identificarci nell’altro, perché ci si sente incompresi nell’essere trattati in quel modo.
E’ molto difficile cambiare i modelli di comportamento, se non si è innanzitutto motivati a cambiare se stessi. Spesso, una prima importante iniziativa è rivelare all’altro che vi sono problemi nella relazione, con atteggiamenti moderati in grado di rasserenare, in modo da stimolare riflessioni e conversazioni, al fine di decidere insieme cosa fare, per cercare di modificare quel minimo che può consentire di rendere la relazione più gradevole. Ciò consente di comprendere se entrambi si è sulla stessa lunghezza d’onda (anche se non si è d’accordo) se si desidera che il rapporto continui, in modo che anche una eventuale rottura possa essere gestita in modo non conflittuale.
Tu mi piaci molto, ma desidererei che tu fossi diverso.
Se vi è l’interesse comune a continuare, la prima abilità che occorre sviluppare è la capacità di ascolto, in modo da essere entrambi in grado di descrivere ciò che è importante nel rapporto, quali sono i valori irrinunciabili, piuttosto che concentrarsi sui propri sentimenti, perché è importante innanzitutto comprendere ciò che l’altro pensa e sente. Quest’atteggiamento contribuisce anche a entrare in sintonia emotiva con l’altro e a comprendere ciò che ragionevolmente si desidera dal rapporto, per cui diventa più semplice discutere su come cambiare.

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