I nostri vissuti e in particolar modo quelli di una persona depressa, sono principalmente esperienze della mente che è espressione funzionale del cervello. La depressione è un disturbo multifattoriale ed eterogeneo i cui meccanismi alla base della sua patogenesi (meccanismo secondo cui si instaura un processo patologico) non sono ancora chiari.
Nella depressione lo stato emotivo e percettivo dell’individuo è caratterizzato da un senso di vuoto, d’inutilità e di dolore morale. L’aspetto più inquietante è rappresentato dall’affievolirsi della volontà e dall’umore triste e cupo. La convinzione dell’inutilità dell’agire, il disinteresse e la disperazione, intesa come mancanza di proiezione sul futuro. Talvolta l’umore depresso è sostituito da una generale incapacità di provare gioia o piacere, in quanto l’individuo ha acquisito la certezza che tutto è negativo ed è convinto che è indispensabile che sia così.
Il depresso è una persona normale, il cui mondo interno, a seguito di uno o più eventi, inizia lentamente a cambiare, per effetto di ciò che accade nella sua mente.
In genere la persona è dominata da sentimenti di rabbia e rancori che sono implosi dentro di lei, per effetto del senso di colpa, per non essere stata in grado di gestire al meglio le sue relazioni, intese come sogni e desideri, con le persone più significative della sua vita. In questo stato la persona amplifica i turbamenti inconsci del passato, innescando un conflitto fra il sé e i simboli genitoriali del suo mondo interno.
Questo conflitto, non esprimendosi verso l’esterno, impedisce di far emergere gli stati d’animo negativi come la rabbia, il rancore, il risentimento verso le persone che li producono, per cui nel tempo si trasforma in risentimento o rabbia verso se stessi che accentua ulteriormente il senso di colpa, per cui il passato diventa nel presente, sempre più opprimente.
La depressione è un disturbo RICORRENTE, ciò significa che a normali periodi possono seguire giorni di malessere, quindi è importante considerare con serenità questa eventualità. Ciò significa anche che la depressione è EPISODICA e quindi generalmente non si CRONICIZZA, per cui il riappropriarsi dell’entusiasmo per una VITA VISSUTA è possibile. Tuttavia è importante avere un controllo continuo sullo stato del proprio umore, in modo da poter rilevare i sintomi iniziali di una fase negativa, al fine di evitare che possa progredire. Ciò è importante perché è più semplice gestire il singolo evento depressivo, piuttosto che uno stato consolidato.
Un importante ostacolo nel superare la depressione è la convinzione della persona di non riuscire a trovare un rimedio al suo malessere, cui potrebbe seguire nel tempo la disperazione per la perdita di ogni speranza. Sofferente e sfiduciata la persona tende sempre di più a isolarsi dietro ad un muro di sfiducia e apatia, custodendo con determinazione la propria tristezza, che determina un senso di fallimento e un vuoto di stimoli sia nel ricevere, che nel dare. La persona, accettando la depressione rinuncia al FUTURO e PERDE una parte di sé stessa.
Un primo semplice suggerimento potrebbe essere quello di approfittare delle giornate positive per cercare di minimizzare l'effetto di quelle negative, Ciò può far apparire complessivamente la realtà meno triste. Può essere interessante cercare di indagare quali sono le condizioni che hanno determinato l’alterazione del proprio stato. Ad esempio, cercare di capire quali pensieri o eventi determinano lo stato di benessere/malessere. È fondamentale quindi acquisire la consapevolezza che la realtà deve essere sempre accettata. Ciò non significa rinuncia a lottare per difendere i propri diritti. Infatti, spesso ciò che turba le persone non sono gli eventi che accadono, ma il loro modo di percepire e interpretare la realtà, perché l’individuo è portato a selezionare e considerare prevalentemente i fatti che confermano il suo punto di vista o i suoi desideri.
La depressione è un disturbo sommerso, che avanza in silenzio e gradualmente prende il sopravvento sulla persona. Per prima cosa toglie il desiderio di divertirsi, poi il gusto delle cose che prima erano fonte di gioia ed infine ruba il senso della vita. Inoltre ha un impatto notevole a livello fisico. Infatti i neuroscienziati hanno scoperto che il cervello delle persone depresse ha un livello d’infiammazione superiore del 30%. Questo stato può essere il preludio di malattie neurodegenerative come le demenze. È quindi importante riuscire a cogliere i primi sintomi, in modo da trattarla nell’istante in cui si presenta.
La depressione favorisce nella persona il pensiero negativo e la ruminazione (sensazione di non poter fermare il pensiero), con relativa fragilità del tono dell’umore. È un disturbo del desiderio, un disagio psicologico che annulla la capacità delle persone a prendere delle iniziative. Influisce sull’affettività e sulle relazioni interpersonali, perché la persona depressa si irrita facilmente, diventa apatica, indifferente a tutto, è quasi sempre di cattivo umore, avverte un senso di solitudine e assenza di amore, anche se è circondato da persone che gli manifestano affetto.
Essendosi attenuata la sua capacità a provare amore e gioia, non avverte quasi più nulla verso le persone che un tempo gli erano care, perché i sentimenti di amore sono stati sostituiti da una profonda indifferenza. Questi cambiamenti sono temporanei, perché superato la fase depressiva, ritorna la persona che era.
La persona depressa desidera l’affetto degli altri, ma rinchiudendosi in sé stessa, tende a respingerli e a svalutare ciò che gli altri fanno per lei, non dimostra gratitudine. Di questo non se ne rende conto.
Spesso è di cattivo umore, manifesta irritazione verso le persone che tendono ad aiutarla, perché è convinta che l’affetto che gli viene dato non è mai sufficiente e soprattutto non serve a farla guarire dal suo disagio. Questo comportamento potrebbe tradursi, nelle persone vicine, in sentimenti negativi di rabbia, fastidio e senso di colpa. Purtroppo non è nel potere degli altri ridare alla persona che soffre la fiducia nella vita e la gioia di vivere, l’unica cosa che possono fare è restargli vicini, senza attribuirgli la responsabilità del suo malessere, evitando le esortazioni all’ottimismo perché oltre ad essere inutili, contribuiscono a colpevolizzare. Un buon atteggiamento è quello di ascolto, rispetto ed empatia, perché solo quando si è ascoltati e capiti la persona può iniziare a vedere la situazione con maggiore obiettività. Le prediche e i consigli non hanno alcuna presa, mentre proporre attività piacevoli possono essere di maggior aiuto, anche se in genere le rifiuta.
Nella persona depressa, un aspetto che spaventa e induce turbamento interiore e suscita perplessità o irritazione nei familiari, è costituito dal PIANTO improvviso e apparentemente privo di una qualsiasi ragione. Il pianto non è sinonimo di debolezza o di vergogna, ma una manifestazione fisiologica che consente alla persona di riequilibrare l’umore e quindi di poter gestire in modo più efficace lo stress e le tensioni indotte dagli eventi esterni alla mente o dallo squilibrio emotivo. Secondo William Frey le lacrime emozionali consentono alla persona di recuperare l’energia persa per effetto di una forte tensione, perché provoca la produzione di un anestetico naturale che favorisce lo stato distensivo del corpo. Il Pianto Emozionale è un automatismo utile per restituire tranquillità alla nostra psiche. Quando invece, si cerca di bloccare il pianto, soprattutto quello emozionale, si bloccano le emozioni nel corpo che potrebbero nel tempo indurre anche alterazioni o disturbi fisici oppure indebolire il sistema immunitario.
È importante ricordare che la depressione favorisce nella persona il pensiero negativo e la ruminazione (cortocircuito del pensiero, sensazione di non poter fermare il pensiero), con relativa fragilità del tono dell’umore.
Un aspetto importante è che la semplice visione di immagini naturali (ad esempio una passeggiata di 30 minuti al giorno in un parco, andare in palestra, ascoltare musica, fare un bagno rilassante, ecc.) può incrementare la sensazione di benessere e di relax e quindi migliorare il benessere psicofisico, attivando risposte benefiche a livello emozionale, cognitivo e fisiologico, perché aumenta la serotonina nel corpo, migliora la circolazione sanguigna, vengono inibite le emozioni e i pensieri negativi, si riduce l’attività nei sistemi fisiologici legati allo stress, si attenua la percezione del dolore.
Alcuni ricercatori dell’Università del Wisconsin hanno scoperto che alcune cellule nervose del cervello si scollegano per brevi periodi. Questi neuroni entrano in uno stato simile al sonno, soprattutto quando siamo immersi in un’attività che non richiede la nostra competenza. Nel frattempo, il resto dei neuroni resta attivo. Questa disconnessione è stata denominata “Sonno focalizzato”. Ciò significa che nel cervello si attiva un meccanismo di sconnessione automatico che lo scollega dalla realtà, quando la persona è troppo stanca. Questa strategia può attuarsi in diversi modi. Ad esempio, potrebbe generare una sensazione di offuscamento che impedisce alla persona di concentrarsi e lavorare, costringendola così a dedicarsi ad altre attività che richiedono minori risorse cognitive.
Andrew F. Leuchter (professore presso la University of California) ha scoperto che le persone affette da depressione hanno difficoltà a sconnettere il cervello, per cui manifestano una maggiore attività e interconnessione tra le aree del cervello a riposo, saturandosi così di informazioni. Ciò significa che è molto più probabile per la persona depressa essere sommersa da pensieri ruminativi.
In particolare, è stato scoperto che nelle aree limbiche e corticali, il cui lavoro concertato consente di elaborare le emozioni, i messaggi vengono scambiati continuamente, mostrando così una attività superiore a quella riscontrata nelle persone sane.
Il cervello delle persone depresse quindi non è in grado di controllare il lavoro comune tra alcune delle sue aree così che non riesce a scollegare quelle che non sono più necessarie. Risultato è che la persona depressa rimane in un circolo vizioso di pensieri ricorrenti da cui è molto difficile uscire.
Curare la depressione non è facile. Tuttavia, si può uscire da questo circolo vizioso attraverso l’utilizzo di tecniche in grado di rieducare il cervello e quindi progressivamente di risolvere i sintomi depressivi. Il cambiamento è graduale e richiede molto sforzo, ma il risultato finale consente alla persona di rinascere.
Una possibile strategia è quella di contrastare i sintomi con alcune attività o azioni. Ad esempio, nelle persone depresse i movimenti si rallentano, favorendo l’apatia e la depressione. Per combattere l’apatia e la difficoltà a motivarsi è utile dedicare del tempo ad un hobby. L’ascolto della musica, migliora l’umore in quanto influenza lo stato dell’amigdala e stimola la produzione dell’endorfine. Con l’attività aerobica invece si incrementa la produzione di endorfine che è un rimedio naturale di contrasto. La depressione tende a isolare, per cui è importante passeggiare e cercare di incontrare persone. Infatti le relazioni interpersonali aumentano la produzione di ossitocina, β-endorfina, dopamina e serotonina, ormoni che contrastano la depressione ed alleviano il dolore fisico. Concedersi del tempo per rilassarsi in modo da attenuare lo stress.
La depressione rende più difficile prendere le decisioni, per cui è opportuno programmare le giornate in anticipo. Ciò consente di recuperare la sensazione di controllo.
L’insonnia è una caratteristica della depressione. Il sonno è importante perché consente al cervello di eliminare lo scarto del suo metabolismo e quindi di rigenerarsi. Mentre dormiamo attenuiamo l’impatto emotivo indotto dalle situazioni che viviamo durante la giornata. Un buon sonno di almeno sei ore attenua le negatività e migliora l’umore.
Anche se i sintomi sembrano verificarsi in modo automatico, in realtà la persona fornisce un suo contributo per mantenerli. Ciò significa che occorre pensare alla depressione come un'attività, non come un qualcosa che accade. È importante individuare come la persona costruisce al suo disturbo. Una volta scoperto può essere utilizzato. Infatti le persone depresse fanno un qualcosa per mantenere la loro depressione.
Occorre innanzitutto analizzare gli atteggiamenti disfunzionali (o controproducenti) al fine di individuare l’insieme delle regole implicite o automatiche che consentono allo stato depressivo di emergere. Occorre considerare il proprio modo di pensare, al fine di poter esaminare i singoli pensieri e i relativi sentimenti associati, per capire se si ha la tendenza ad usare, nei “Pensieri di Riserva” e nei “Pensieri Automatici”, le medesime distorsioni, come ad esempio leggere nel pensiero degli altri, generalizzare troppo, predire il futuro, formulare previsioni catastrofiche, minimizzare gli aspetti positivi, ecc.
Per contrastare la depressione occorre sviluppare nuove abitudini nel modo di pensare e di comportarsi, occorre diventare meno autocritici, esercitare nuove modalità positive di pensare e di agire. Occorre conoscere la depressione, quali sono le cause, come funziona la mente quando si è depressi, quali pensieri eliminare per poter attuare il cambiamento. Uscire dalla depressione significa uscire dall’oscurità per scoprire che esiste un nuovo mondo, diverso da come lo si immaginava da depresso.
Una possibile tecnica potrebbe essere quella di trasformare il PROBLEMA in un processo strutturato in fasi sequenziali e quindi introdurre un nuovo passo nella sequenza, al fine di aiutare la persona a modificare la sua abituale sequenza di azioni che si traducono nel comportamento disfunzionale, che di fatto costituisce il problema. Nell’interrompere la sequenza automatica di azioni, si disorganizza la procedura, obbligando la mente a cercare percorsi diversi e in alcuni casi addirittura a risolvere il problema o a rendere inoffensivo il suo effetto.
L’uscita dalla depressione può solo essere una conquista della persona depressa, perché la depressione blocca la volontà e la capacità ad agire.
La Terapia cognitivo-comportamentale è considerata il trattamento psicoterapico più efficace per curare la depressione.
Negli ultimi anni, diversi ricercatori, dopo aver acquisito la consapevolezza dell’inefficacia dei tradizionali metodi psicanalitici hanno cercato di studiare nuove procedure terapeutiche, in grado di fornire migliori risultati nella cura della depressione. Ad esempio, Aaron Beck (noto psichiatra e psicoterapeuta statunitense) invece di focalizzare l’attenzione sugli aspetti inconsci ritiene che sia molto più utile considerare nell’analisi anche gli aspetti consci e razionali dell’individuo, perché i pensieri negativi svolgono un ruolo fondamentale nella depressione e l’umore è fortemente influenzato dai pensieri. Infatti le persone che soffrono di depressione hanno in continuazioni pensieri spiacevoli che contengono numerosi errori di interpretazione e valutazione della realtà. Questi pensieri hanno la caratteristica di non basarsi su fatti reali, per cui la persona percepisce di sentirsi triste anche quando non vi è alcuna ragione obiettiva per sentirsi in tal modo. Non sono quindi gli eventi in sé a determinare le emozioni, ma le credenze e l’interpretazione di questi eventi. Inoltre, non solo i pensieri influenzano l’umore, ma l’umore può influenzare i pensieri che a loro volta possono far precipitare l’umore.
Ciò significa che la depressione crea una connessione nel cervello tra umore depresso e pensieri negativi, per cui anche una banale tristezza può risvegliare pensieri molto negativi, che neppure la persona riesce a comprendere. Paradossalmente lo sforzo che la persona impiega per comprenderla, gli crea ulteriori problemi.
Si sente triste perché pensa in modo distorto su sé stessa e sulle cose che gli accadono. Il metodo più efficace quindi per aiutare una persona depressa, consiste nel guidarlo ad individuare e a correggere gli errori nel suo modo di pensare "qui e adesso" piuttosto che focalizzare l'attenzione sul suo umore depresso e continuare a frugare nel suo lontano passato. Inoltre anche se molti hanno una bassa opinione di sé, riescono a svolgere bene compiti complessi.
Nonostante le apparenze credo che molte persone prigioniere della depressione abbiano una buona autostima di sé stessi e che non amino la condizione nella quale si trovano. Il vero problema è che semplicemente fanno la COSA SBAGLIATA, replicano le TENTATE SOLUZIONI che nel loro passato hanno in qualche modo funzionato, ma che ora non funzionano più o peggio non fanno nulla per cambiarla, perché convinte che le emozioni sono una condanna da subire, mentre nella realtà sono gli individui che creano le loro emozioni, modulate dai pensieri, che determinano la loro realtà disfunzionale, attraverso il Filtro delle loro Credenze (convinzioni). Infatti è naturale che una persona dominata da un basso valore dell’umore, abbia pensieri negativi che la spingono ad arrendersi, che vede tutto come un limite. Credo sia un errore affermare che una persona “È in depressione”, mentre in realtà “Si è abituata ad essere depressa”, lo fa in automatico, in modo inconsapevole, Non-Pensato.
Il vero problema è che le persone depresse non sanno cosa fare per evitare la condizione che ruba loro la serenità e felicità. Per superare la depressione quindi devono innanzitutto apprendere ad agire in modo diverso. Poiché la depressione nasce dai pensieri disfunzionali e si esprime attraverso i comportamenti, devono acquisire la capacità a individuare quando l’umore ha raggiunto bassi valori, al fine di evitare di fare ciò che i pensieri suggeriscono loro di fare, quando sono in quello stato emotivo. In questa visione la depressione non è considerata una malattia, ma un problema che ostacola la persona nel raggiungimento dei suoi obiettivi, quali ad esempio la semplice voglia e gioia di vivere.
Spesso la depressione si associa ad altri disturbi psichici, soprattutto dello spettro ansioso. In questi casi si parla di disturbo ansioso-depressivo. Altre volte si accompagna a disturbi organici (per es. problemi cardio-vascolari, diabete, invalidità o patologie croniche di vario tipo) producendo una pericolosa circolarità di causa-effetto per cui la malattia influisce sull’umore il quale a sua volta agisce negativamente sulla malattia, ad esempio compromettendo la motivazione e la costanza nella cura. In questi casi, la depressione abbassa ulteriormente la qualità della vita già compromessa dalla malattia organica.
Il disturbo depressivo spesso è ricorrente e può assumere carattere cronico. In questo caso può compromettere in modo significativo l’esistenza delle persone, ostacolandone la vita affettiva, sociale e lavorativa. Le conseguenze più gravi si verificano quando il disturbo insorge in età adolescenziale, impedendo al soggetto di costruire le basi del proprio futuro (per es. spingendolo ad interrompere il percorso di studi intrapreso) oppure durante la maternità, con possibili ripercussioni negative sulla relazione madre-bambino e sul futuro sviluppo del neonato.
Il disturbo depressivo, è tra le cause più frequenti di suicidio.